Palladio

10/09/2021 Canone Universale

 

Italia, in nessun luogo al mondo è manifesta una quantità tale d’Arte e quindi bellezza, materializzata nella pittura, scultura, architettura. Affermazione non certo inedita ma è sempre bene riproporla. In ogni piazza, via, scorcio, che sia di un piccolo paese, una grande città, ma anche luogo più isolato sono presenti manifestazioni artistiche di pregio, uniche, che hanno attraversato i secoli mantenendo intatto il loro fascino.

Perché scrivere di Palladio?

Ma forse, la vera domanda è: perché non scrivere di Palladio?

Appunto.

Andrea della Gondola, detto Palladio (dalla Dea della sapienza Pallade), nacque a Padova nel 1508, da ragazzo fu assunto a bottega come tagliapietre/scalpellino, per poi stabilirsi a Vicenza, dove, grazie, alla lungimiranza di mecenati, nobili, fini umanisti fu educato allo studio delle vestigia classiche, diventando un pregevole architetto, un tecnico specializzato dei tempi nostri.

Aveva già 30 anni.

Da li a poco, ebbe il suo primo, prestigiosissimo incarico, ovvero la Basilica (1549) a Vicenza, intesa non come edificio religioso, ma come luogo civico destinato all’amministrazione della giustizia, assemblea civica, carcere, con presenza di botteghe.

L’architetto intervenne sul nucleo preesistente, di tipologia gotica tardo quattrocentesca, realizzando un involucro elegante e massiccio, in pietra di Piovene candida, caratterizzato dalla presenza di un doppio registro di serliane, oculi, fregi con triglifi, clipei e bucrani, con imponenti colonne monolitiche, di ordine tuscanico a terra e ionico al livello sovrastante. Volte a crociera in laterizio a vista lungo i corsi perimetrali. Edificio imponente, raffinato, a mascherare/impreziosire in maniera pregevole le preesistenze medievali.

Se volete scoprire la fonte ispiratrice, recatevi a Piazza San Marco e ammirate la Libreria Marciana di Jacopo Sansovino (1536).  

E se volete ammirare un altro edificio dove è presente un involucro classico in pietra, rinascimentale, a circoscrivere una preesistenza gotica, Tempio Malatestiano a Rimini (1447), di Leon Battista Alberti.

Da lì Palladio acquisì successo, fama e commesse. Si dedicò alla costruzione di palazzi signorili, edifici religiosi a Venezia e numerose ville, di cui qualcuna ancora abitata.

 

Ecco, le ville!

Mirabili realizzazioni, nate rispettando precisi canoni, secondo una disposizione triadica, ovvero con un corpo centrale e ambienti ai lati simmetrici, seguendo determinate proporzioni ispirate da rapporti musicali. Ogni villa non era replicabile perché voluta e realizzata in un determinato luogo, per il governo di quel luogo, con esposizione, giacitura, tipologia,  proprie per quelle collocazioni. Potevano essere a impianto a blocco quindi unitarie, con barchessa ovvero con ali porticate laterali al corpo centrale, destinate agli ambienti rustici e ricovero di attrezzi agricoli.

Discorso diverso per la famosa Villa Almerico Capra, detta la Rotonda, con i suoi quattro pronai esastili costruiti sugli assi, vero è proprio belvedere, edificata su una collina con mirabile panorama a 360°, a breve distanza da Vicenza.

I committenti, spesso abbienti e di nobili famiglie, provenivano dalle città dove si dedicavano ai commerci marittimi, ora, dopo la scoperta dell’America e dalla mutata situazione politica/economica generale, si rigenerarono imprenditori agricoli con disponibilità di grandi appezzamenti terrieri nell’entroterra.

In questo nuovo contesto, Palladio, si trovò nel luogo giusto al momento giusto, ovvero la Repubblica Veneta e il suo rifiorire, creando un suo distinguibile e unico modus architettonico.

Alternativo a quello romano e toscano.

Fu la sua fortuna che lo consegnò all’ immortalità.

Grazie alla sua genialità, seppe dare vita a edifici, su ispirazione dei classici, eleganti, raffinati in contesti rurali, lontani dai fasti cittadini, per far dimenticare l’esilio campestre agli aristocratici proprietari.

Facciate a fronte di tempio, con colonnati tetrastili o esastili ionici, poggianti su basamenti, ambienti foderati da una luce particolare, ravvivata dal colore, tanto amato dai veneti.

Morì a Maser nel 1580.

L’architettura palladiana, prodotto dell’Umanesimo, ha caratteri di universalità, armonia, simmetria e pulizia formale, dovute alla spiccata sensibilità del suo ideatore. Da quanto venne alla luce fu motivo ispiratore e guida nell’architettura, più di altri, di questi cinque secoli e continuerà ad esserlo.

 

Ad agosto mi  sono fermato a Vicenza, per ammirare con occhi nuovi, dopo aver frequentato il corso di Storia dell’Architettura all’università, alcune opere palladiane, palazzo Chiericati e Basilica.

Il bello di Vicenza, oltre a se stessa,  è che tutte le opere di Palladio sono relativamente vicine a partire da Palazzo Chiericati, Teatro Olimpico e via discorrendo. Il parcheggio, a pagamento, è collocato nelle vicinanze.

Consiglio in alternativa ad uno spritz aperol, 448 s.l.m. di Girlan, (Chardonnay, Pinot bianco, Sauvignon), seduti ai tavolini del locale di fianco a Palazzo Chiericati (1550), poi si prosegue per Corso Palladio e quindi Basilica, Torre Bissara (antecedente a Palladio) Loggia del Capitaniato, Palazzo Valmarana…

 

Buon viaggio

 

P.S. tra le ville segnalo Villa Sarego (1568), di gusto Veronese, “diversa” dalle altre.

 

A Santa Sofia, luogo vicino a Verona cinque Miglia, è la seguente fabrica del signor conte Marc’Antonio Sarego, posta in un bellissimo Sito, cioè sopra un colle di ascesa facilissima, che discuopre parte della città, ed è tra due vallette: tutti i colli intorno sono amenissimi e copiosi di buonissime acque, onde questa fabrica è ornata di giardini e fontane maravigliose.

A.P.  

 

Bibliografia/fonti:

 

James S. Ackerman

Palladio

Piccola Biblioteca Einaudi  

 

 

Stefano Zuffi

Andrea Palladio LE VILLE VENETE

Abscondita  

 

Corso Storia dell'Architettura UniBS

Una visita a Vicenza, ovviamente