Matematica onirica

07/12/2019 Dal corso di scrittura 7a lez.

 

Il professor Whurth, esimio matematico, uomo di scienza, illuminato accademico di fama mondiale quella notte non riusciva a prendere sonno, era rientrato tardi dopo aver tenuto una conferenza sul fascino dei numeri primi, ovvero di quei numeri, interi positivi, che hanno solo due divisori.

Ovviamente il professore, vero patito di calcoli e formule, su questo argomento aveva battuto ben due ore, dissertando e filosofeggiando del più e del meno, la matematica rappresentava per lui il senso della vita, ogni azione dell'uomo era correlata in qualche modo a cifre e teoremi. Nulla era lasciato al caso.

Finalmente si addormentò, a fatica, era quasi l'alba, nel breve periodo della fase R.E.M. ricordò il sogno, era seduto in una ampia sala, un teatro o qualcosa del genere, arredata in legno, pomposa, affollata di gente, vestita con abiti desueti, probabilmente di epoche passate, panciotti da dove spuntavano catenelle di orologi a cipolla, camicie a collo alto, pastrani lunghi pesanti scuri , pantaloni attillati chiusi al ginocchio, calzature lucide con fibbia, e poi le strane acconciature, parrucche di ogni foggia, bianche, grigie, con nastri colorati a raccoglierle dietro, sicuramente una cerimonia solenne. Non riusciva a vedere ne sentire la voce di chi stava sul palco principale, accanto ad una bandiera in penombra, in tessuto rosso e forse blu con delle stelle in cerchio in un angolo, un fragoroso applauso e,...e poi si svegliò di colpo, interrompendo la visione. Pensò, non ci ho capito molto ma spesso nei sogni succede, anche se la razionalità da matematico lo portava a ragionare in termini di freddi calcoli e formule.

Tra lezioni universitarie, viaggi di studio, partecipazioni ad eventi, trascorsero alcuni giorni e di nuovo il professore si ritrovò, insonne, a rigirarsi nel letto fino a notte fonda, per poi, finalmente, prendere sonno, catapultato, in mare aperto, sul ponte di coperta di un veliero, uno splendido tre alberi, oscillante tra le onde, fiero. Stranamente, poteva muoversi a bordo indisturbato, non riuscendo però a sentire le voci dei marinai, intenti, freneticamente, nelle operazioni di governo, la curiosità lo portò a sbirciare nella stiva dove erano accatastate un' infinità di piante di una specie che non conosceva, notò anche due marinai messi ai ceppi nella piccola e tetra cella, adibita a prigione. A prua vide un uomo, sicuramente il capitano della nave, energico e autoritario, intento a redarguire in modo brutale, brandendo una spada, il giovane mozzo di bordo, che non osava guardarlo in volto, gli occhi fissi sulle tavole del ponte bagnate, terrorizzato. Che avrà combinato?, disse tra sé e sé. Non doveva essere facile la vita sulla nave, a giudicare dal terrore dipinto sulle facce dell'equipaggio pensò, ma ignorava ancora dove si trovasse...che stupido, per scoprirlo non devo far altro che cercare il nome del vascello, sulla fiancata, se non sento quel che dicono almeno la vista funziona bene, in questo sogno, si destò di soprassalto con il disappunto di rimanere ancora bocca asciutta. Per un uomo iper razionale come lui, rappresentava un fastidio, una situazione di incompiutezza, mancanza di ordinato controllo. Contrassegnò la data sul calendario e scrisse sogno n°2, quindi ricordò la notte del primo e annotò sogno n° 1.

Solita routine, conferenze, viaggi accademici, presentazione dell'ennesimo libro, numeri, numeri, numeri.

Fino alla notte che, nuovamente, non riuscì ad addormentarsi, la cosa lo turbò, di solito non soffriva di insonnia, a parte i due episodi dei sogni interrotti, cadde tra le braccia di Morfeo alle prime luci mattutine.

Tutto intorno buio pesto, contorni indefiniti, poteva sentire ma regnava un silenzio irreale, si ritrovò avvolto da una atmosfera ovattata a muoversi affondando i piedi nudi dentro una materia sconosciuta, sentiva delle presenze attorno ma, ovviamente ogni indizio per scoprire dove si trovasse era opportunamente celato, come ormai da consuetudine onirica. Urtò qualcosa, posò gli occhi su una piccola lastra di metallo, a giudicare dalla consistenza al tatto, vi era inciso un testo che al buio non era possibile decifrare, la avvicinò agli occhi e aprì di scatto i suoi reali, con grande rabbia abbandonava la dimensione sognante, facendo svanire tutto, di nuovo. Ci risiamo, pensò contrassegnando sul calendario il giorno del terzo sogno, si meravigliò, incredulo, i giorni erano 9, 19, 29 settembre, una serie di nove, questo mise in fibrillazione il suo istinto matematico. Non sono coincidenze, pensò, e nemmeno casualità, i tre sogni dovevano essere legati da un filo ingarbugliato, che intendeva dipanare. Grazie alla matematica avrebbe scoperto di che avvenimenti della storia era stato partecipe, seppur fugacemente.

Si recava sempre a piedi in università, distava poche centinaia di metri da casa sua, esattamente 579 passi, eh si, li aveva contati più di una volta, un altro nove nella sua mente, deformazione patologica.

Faceva colazione al solito bar, cappuccio e cornetto al cioccolato, poi amava sbirciare la vetrina della libreria adiacente dove, periodicamente, venivano esposti nuovi titoli. Il suo sguardo, distrattamente, cadde sulla copertina di un libro, che raffigurava un personaggio vestito come i protagonisti presenti alla cerimonia del primo sogno, si avvicinò meglio e lesse George Washington, si illuminò, ecco chi era! Il primo Presidente degli Stati Uniti d'America, nella giornata della sua elezione, la bandiera era quella americana con le tredici stelle, le colonie da cui sono nati gli stati attuali, l'anno era il 1789.

Bene, il primo nodo era sciolto, sarebbe stato più facile ricostruire il significato delle altre visioni, partendo dai numeri scoprì che il veliero, su cui era stato ospite privilegiato, era niente di meno che il Bounty, mercantile della marina inglese, celebre per l'episodio, realmente accaduto, dell'ammutinamento dell' equipaggio, che abbandonò in mare su una scialuppa il tirannico capitano di nome William Bligh. Il tipo con la spada per intenderci. Sottocoperta erano stivate centinaia di piante dell'albero del pane, destinazione Caraibi. Anno dell'episodio 1789, lo stesso dell'elezione del Presidente Whashington. E due, i cari numeri tornavano, ormai il professore era in preda della frenesia di risolvere il terzo enigma e per questo gli venne in aiuto il suo pensiero matematico, le due date identiche 1789 avevano come somma dei singoli numeri 25, bastava scoprire l'anno di un avvenimento storico la cui somma dei singoli numeri avrebbe dato la stessa cifra, riconducibile al suo terzo sogno. Ne era convinto. Fece scorrere nella sua mente, allenata, le date papabili e si fissò su un anno il 1969, somma 25, tutto tornava, era l'anno del primo sbarco dell'uomo sulla Luna con la missione Apollo 11. Lui era stato li in compagnia di Neil Armstrong e Buzz Aldrin nel corso della famosa camminata lunare, i piedi affondati nella sabbia del Mare della Tranquillità, nel buio profondo dello spazio, meraviglioso!.

“ Qui alcuni uomini provenienti dal pianeta Terra misero piede sulla Luna per la prima volta nel luglio del 1969. Veniamo in pace a nome di tutta l'umanità” riportava l'incisione sulla lastra di metallo che aveva toccato.