Tutte le mattine o quasi di buon ora, usciva a correre.
Amava perdersi nella natura respirando l'aria pulita e fredda dell'alba, un rito a cui difficilmente si sottraeva. Una continua rinascita, a volte capitava che si dilungasse in questa attività percorrendo nuove strade o sentieri inesplorati rapito dalla sensazione di benessere che ne derivava. Amava uscire da solo, unica eccezione la compagnia di Fiamma, uno splendido esemplare di lupo italiano trovato cucciolo in una delle quotidiane uscite tra i boschi. Gli aveva dato quel nome per via del colore rosso acceso di un occhio. Vi chiederete come mai avesse potuto tenere un esemplare con sé, i motivi sono diversi, innanzitutto viveva in una zona poco antropizzata ai margini di una vasta area selvaggia, poi il lupo era nato con un leggero difetto ad una zampa anteriore che non gli avrebbe permesso di vivere tra i suoi simili, governati da una gerarchia feroce, gli aveva spiegato un etologo e terzo motivo perchè questo è un racconto di fantasia e mi avvalgo della licenza poetica.
Ma veniamo ai protagonisti, giunti ormai a casa dopo la corroborante uscita, un piccolo edificio, ex cascina riattata, dal tetto in coppi e dalle facciate di un rosa che ricordava un gelato alle fragole. Un colore che al proprietario non era mai piaciuto, sicuramente una cromia aliena, un pugno nell'occhio in un paesaggio naturale e verde, ma lui l'aveva trovata così, antica sicuramente, a giudicare dalla data indicata nella piccola nicchia dove stava un affresco, raffigurante la Madonna con Bambino, estremamente deteriorato ad eccezione dei due volti particolarmente luminosi. Per gli scherzi del caso e la stravaganza della vita, sin da bambino era legato alle fragole, frutti che coltivava il nonno in cassette rialzate dentro una serra, si divertiva a passarci sotto facendosi bagnare dalle gocce d'acqua, centellinate durante le operazioni di irrigazione. E poi quante volte per far colpo su amici e ragazzine chiedeva, sai cosa sono le fragole? Alla risposta, sono dei frutti, rispondeva eh no, sono dei falsi frutti, perchè i veri frutti sono i semini gialli che ci stanno sopra. Crescendo le fragole avevano segnato sempre la sua vita, ricordava la professoressa di italiano di cui si era innamorato, ovviamente di cognome Fragola, "Fragola e limone" era la scritta dell'insegna del bar dove lavorava Guia, la bellissima ragazza con cui si mise ai tempi dell'università. Queste coincidenze in quanto tali non rappresentavano una presenza ossessiva, anzi erano sempre stati segnali positivi per sua esistenza, momenti felici e spensierati, soprattutto non cercati ma del tutto spontanei.
Le giornate trascorrevano tranquille, ai margini del bosco, lavoro, tempo libero, ragazze, non troppe ma al momento non era ancora tempo per la donna della vita, sarebbe arrivata, non aveva fretta, e poi correre, correre con il fedele Fiamma. Questa passione era tale da aver maturato il desiderio di compiere un viaggio avventuroso, ovvero recarsi in una zona particolarmente incontaminata e inesplorata per quanto si poteva e coprire correndo parecchi km al giorno, unico punto di appoggio un rustico abbandonato che aveva già individuato sulle carte. Una prova con se stesso, un regredimento alla condizione primordiale senza gli ausili del benessere, un azzardo forse, ma una scelta risoluta. L'idea era quella di fare delle uscite quotidiane a raggiera avendo come fulcro centrale il bivacco dove avrebbe dormito e riposato. A malincuore avrebbe lasciato a casa in custodia ad un caro e fidato amico il buon Fiamma, scelta obbligata per non affaticarlo oltre il necessario per via della zampa malandata. E poi si sarebbe trattato solo di una settimana, oltre non avrebbe potuto restare senza il suo compagno.
Venne il giorno della partenza, dopo una camminata di 10 ore, ecco finalmente il bivacco, una piccola costruzione in pietra, quasi un rudere ma almeno una copertura sulla testa, ambiente essenziale, un tavolo di legno con una panca, un camino, niente più. Organizzata la zona notte, srotolando il sacco a pelo per climi artici, non ci poteva credere l'etichetta che non aveva notato prima, raffigurava una fragola ricamata, sorrise e pensò, anche qui! una parte del tavolo allestita a dispensa, la prima attività era quella di rifornire il camino di legna da ardere per la notte. Per fortuna non mancavano rami secchi e asciutti. Unica concessione alla modernità un telefono cellulare con batterie di scorta. La notte trascorse fredda e pensierosa, conflittuale, da una parte l'eccitazione per questa avventura e l'adrenalina in circolo, dall'altra il pensiero verso quello che si era lasciato indietro, forse inconsciamente, Fiamma e la stabilità del quotidiano. Tutto svanì al tepore del nuovo sole, che incendiò, la baita trafiggendo la stanza con una lama di luce dalla piccola finestra. Lo spirito rinasceva ogni giorno e la voglia di fondersi nel paesaggio rapiva. Dopo una frugale colazione, fuori all'aria aperta, frizzante, tanti piccoli aghi sulla pelle del viso, un'aquila alta nel cielo, vita e senso di immortalità, amava quello stato dell'anima. Correre lungo nuovi sentieri trasfigurato dal nuovo sole, accompagnato dal suono del respiro verso l'infinito. Ultimo giorno, tempo incerto, tappa prescelta la sommità di un poggio di nuda pietra, punto di vista panoramico mozzafiato, ai margini di un bosco di faggi, percorrendo uno stretto sentiero. Proprio quello sommato alla fatica accumulata causarono la caduta, una brutta caduta facendolo franare nella faggeta, svenuto. Al risveglio, un senso di intontimento dovuto alla botta alla testa unito ad un dolore lancinante ad una gamba, probabilmente fratturata. Che fare? Ah certo il cellulare, eccolo, no cazzo, il vetro è andato in mille pezzi e non si accende, non posso muovermi, e sta scendendo la notte, non perdiamoci d'animo, per fortuna ho almeno con me la felpa e non siamo in inverno anche se in montagna le temperature scendono di molto. Fu una notte terribile, insonne, dolore e mille pensieri, impotenza in balia degli eventi, ma anche la consapevolezza di volersela cavare, anche non sapendo come. La luce del mattino diede tepore al viso tumefatto, per prima cosa volse lo sguardo intorno a sé e subito si mise a piangere, aveva visto qualcosa che lo rimise al mondo, delle fragole selvatiche. Si cibò di quelle e dopo tre giorni un ululato lo fece nuovamente piangere, era Fiamma che lo aveva trovato seguito dai soccorritori.
Mai più si sarebbe separato da lui.